che cosa tratta questo blog
"Munta e Chinn'a" (sali e scendi), titolo del blog, si riferisce ad un tipico modo di dire dialettale ligure, utilizzato per indicare l'andamento di un percorso in cui si susseguono salitelle a brevi discese.
Può essere inteso anche in senso più ampio, come l'essenza stessa dell'attività escursionistica, che consiste appunto nel salire e scendere dai monti.
Oppure anche come metafora dell'esistenza: la vita intesa come un sentiero, in cui si alternano asperità e tratti più agevoli.
Oppure anche come metafora dell'esistenza: la vita intesa come un sentiero, in cui si alternano asperità e tratti più agevoli.
Questo blog è nato inizialmente dall'esigenza di creare un archivio personale delle escursioni effettuate in molti anni di attività.
Ha fatto poi seguito il desiderio di condividere con altri l'esperienza dell'attività escursionistica ed i vari itinerari.
I percorsi descritti, alcuni piuttosto noti altri forse un po' meno, riguardano maggiormente la Liguria e le Alpi Liguri.
Per quanto concerne la Liguria, essendo residente a Savona, risultano prevalenti gli itinerari di questa Provincia, peraltro con l'esplicito intento di pubblicizzarli, per farli conoscere ed invogliare i sempre più numerosi amanti del trekking a percorrerli, unico modo per preservarli.
Sono sempre più numerosi infatti, i percorsi non più fruibili a causa dell'abbandono e dell'incuria, oppure in conseguenza dei danni provocati dagli elementi della natura (forti piogge o intense nevicate).
I vari percorsi sono corredati da cartine sintetiche, redatte unicamente per rendere una visione d'insieme dell'itinerario descritto. Non sostituiscono assolutamente la carta topografica ufficiale della zona, che ogni buon escursionista deve preventivamente consultare e portare con se.
tratto da "Arenzano-Escursioni" di G.B. Calcagno (su gentile concessione dell'Autore)
Una parte speciale viene dedicata ad itinerari sull'Alta Via dei Monti Liguri.
Vengono proposti diversi itinerari, possibilmente ad anello, che riguardano il tratto dell'A.V. che attraversa il territorio savonese, dal M. Armetta a ponente sino al Passo del Faiallo a levante.
Un ulteriore parte del blog viene dedicata al Trekking, inteso come attività escursionistica di più giorni.
Per quando riguarda la filosofia del camminare, il "viaggio" a piedi con lo zaino, mi onoro di riportare qui di seguito alcune considerazioni dedicate a questo blog dall'amico Annibale Salsa:
CONSIDERAZIONI
DI ANNIBALE SALSA
Il grande scrittore
francese Marcel Proust, nel famoso romanzo introspettivo dal titolo Alla ricerca del tempo perduto, riporta
una frase che è diventata un vero e proprio aforisma per chi va alla ricerca di
emozioni autentiche nel corso di esperienze personali di viaggio. Nella parte
del romanzo dal titolo La Prigioniera,
pubblicato nell’anno 1923, Proust afferma: «L’unico vero viaggio, l’unico bagno
di giovinezza, non sarebbe quello di andare verso nuovi paesaggi, ma di avere
altri occhi, vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri,
vedere i cento universi che ciascuno vede, che ciascuno è». Nella società
odierna siamo bombardati, ogni momento, da offerte turistiche che cercano il sensazionalismo
ad ogni costo pretendendo di farci sognare a comando. In realtà, esse vogliono
soltanto trasformarci in consumatori di un tempo libero imposto, più che di un
tempo veramente liberato. Spesso pensiamo che, mai come oggi, gli uomini
abbiano viaggiato. Ne siamo proprio sicuri? Per affrontare la questione in
maniera non banale, bisogna intenderci sul significato di viaggio. L’etimologia
della parola “viaggio”, di origine latina, fa riferimento all’«andar per via»,
al camminare più per il piacere di assaporare il percorso che per quello di raggiungere
ossessivamente la meta. Per affrontare questo dilemma ci soccorre il pensiero
di un grande antropologo francese contemporaneo, Marc Augé, allorquando
introduce la distinzione fra “viaggiatore” e “passeggero”. Il primo –
viaggiatore - va alla ricerca delle emozioni offerte dal percorso senza essere
ossessionato dal raggiungimento della meta. Il secondo - passeggero - non aspira
ad altro che alla meta da raggiungere nel più breve tempo possibile. Il primo
ama la lentezza dell’osservazione e della contemplazione, il secondo la
velocità dello spostamento. Se traduciamo questi concetti nei modelli proposti dal
turismo contemporaneo, non ci resta che una conclusione: i viaggiatori sono
sempre di meno, i passeggeri sono sempre di più. I turisti di oggi cercano
l’esotico dell’altrove nella lontananza geografica, ma spesso trovano dei
«non-luoghi». Sono finiti i tempi del Grand
Tour sette-ottocentesco! Ai nostri giorni, la globalizzazione ha
trasformato i luoghi, anche lontanissimi, in una ripetizione di paesaggi
seriali, tutti eguali e senz’anima, salvo poche eccezioni. Per contro, siamo
diventati sempre meno consapevoli dei valori paesaggistici ed ambientali vicini
a noi. I luoghi fuori porta, a causa del crescente “analfabetismo territoriale”,
sono sempre più sconosciuti. Pertanto, vorrei lanciare qui una provocazione, utilizzando
un efficace paradosso. L’esotico è inesorabilmente vicino a noi e dentro di noi,
che siamo diventati stranieri a noi stessi ed al nostro territorio. Con questo
«esotismo di prossimità» dobbiamo fare i conti. Le escursioni a piedi possono
aiutarci a recuperare i nuovi deficit
di conoscenze e farci riassaporare quella concezione del viaggio che abbiamo
perduto. L’invito proustiano ad usare occhi diversi nel ripercorrere gli stessi
luoghi, oltre che una proposta di senso, costituisce anche una terapia
psico-fisica. Accanto al «tempo perduto» vi è anche uno «spazio perduto» di cui
dobbiamo e possiamo riappropriarci.
Prof. Annibale Salsa, Antropologo e Presidente Emerito del Club Alpino Italiano