Un
lungo e panoramico percorso che dall'antico borgo di Toirano porta a Spotorno,
passando per l’importante valico del Colle di Melogno e della Colla di San
Giacomo. La denominazione “Terre Alte” e' dovuta al fatto che si
distacca dai percorsi costieri per inoltrarsi nell'entroterra, seguendo antichi
tracciati usati per i collegamenti tra la costa e la pianura Padana. Sul
percorso si incontrano molte testimonianze di antiche attività, come i caratteristici
terrazzamenti con muri a secco, resti di mulini e fornaci da calce, oltre alle
numerose caselle (costruzioni a secco a base circolare in pietra) usate come
ripari da pastori e tagliatori di fieno, oppure le piazzuole delle carbonaie
dove si produceva il carbone di legno.
Lungo
l’itinerario si trova altresì il valico del Melogno, di grande importanza
strategica, con l’imponente fortezza di sbarramento realizzata
nel 1883-1895 dal Regio Esercito per difendere
l'accesso al passo.
Successivamente si trova anche lo storico valico di Colla San Giacomo, che collega Orco
Feglino ed il Finalese al comune di Mallare in Val Bormida,
utilizzato sin dai tempi antichi da pellegrini ed eserciti, nonchè per i traffici
commerciali con la Valle Padana. Sul colle si
trova una chiesina con annesso ricovero, una lapide dedicata ai soldati che ivi
combatterono nelle guerre napoleoniche ed un monumento a ricordo degli
scontri tra partigiani e truppe nazifasciste.
NOTA:
Il trekking descritto è il tratto che da Toirano va a Spotorno, suddiviso in cinque tappe,come da progetto originale.
Può
essere però modificato a piacimento, sia nella lunghezza che nelle soste,
oppure percorrendo solo una singola tappa.
Se
percorso integralmente è da tenere presente che il tratto Melogno - S.Giacomo –
Spotorno, presenta notovoli difficoltà
dovute alla mancanza di posti tappa.
Percorrerlo nella sua totalità senza soste significa affrontare una lunghissima camminata (oltre le 8/9 ore).
Percorrerlo nella sua totalità senza soste significa affrontare una lunghissima camminata (oltre le 8/9 ore).
1^ tappa: da Toirano al rifugio di Pian delle Bosse
(m. 841)
Tempo di percorrenza: 5h
Dislivello complessivo: 1100 m
Lunghezza: 9,5km
Da Toirano Piazza Rosciano si va in via Certosa, si attraversa poi il torrente Varatella, si arriva in
localita' Mulini e quindi alla Certosa. Al bivio per la frazione Dari, si
prende a sinistra, passando dall'ex convento per arrivare sulla provinciale per
Boissano. Qui si imbocca la strada asfaltata che porta alle Grotte, e dopo un
centinaio di metri si prende un sentiero sulla destra, chiaramente marcato dal
segnavia e da cartelli in legno, che per un ripido percorso dal fondo in
selciato, con 16 tornanti tra gli ulivi, arriva poco sotto la grotta-Santuario
di Santa Lucia, che merita una visita.
Proseguendo ulteriormente sulla stradina
si arriva alla biglietteria delle grotte e successivamente ci si inoltra nella
valle del rio Vero, tra la tipica macchia mediterranea e pareti rocciose, zone
pietrose e boschetti.
Il sentiero prende poi ad
innalzarsi, anche con tratti piuttosto ripidi, supera la deviazione a destra
per alcune falesie di arrampicata e successivamente la deviazione per il
"Sentiero dei Daini" (palina segnaletica).
Transitati presso
un'ulteriore zona di pareti attrezzate per l'arrampicata, si sale a zig-zag tra
pietre e lastroni rocciosi per arrivare, dopo lunga e faticosa salita, nella
zona del "Pisciau", la cascatella che si forma dalla sorgente del Rio
Vero, che scorre copiosa solo in caso di piogge consistenti.
La si deve aggirare salendo
al suo fianco, lungo una ripida traccia con alcune roccette dove occorre
aiutarsi con le mani.
Questo tratto, da
classificarsi per Escursionisti Esperti, è da affrontarsi con la dovuta cautela
ed è da evitare in caso di pioggia o umidità per la sua scivolosità.
Seguitando tra rupi e pinnacoli
si raggiunge la testata del Vallone, quindi si risale il Rio dell'Urva sino
alla sorgente, poi tra arbusti ed alberelli si perviene infine sulla radura
erbosa della Casa del Prato, crocevia di vari itinerari.
Si lascia sulla sinistra la
diramazione per l'antica Abbazia di San Pietro dei Monti per continuare a
destra, sempre seguendo il segnavia giallo rosso delle TA, che in breve porta
ad un ulteriore crocevia di itinerari, nella zona sovrastante il poggio
panoramico in cui sorge la Chiesetta di S. Pietrino (q.477m).
L'appartata chiesina, cara
al cuore dei Boissanesi, venne edificata tra il 1829 e 1830 con le donazioni
dei cittadini emigrati a Gibilterra.
Si riparte seguendo la
segnaletica in direzione di Pian delle Bosse, tra macchia, pini e ginepri, sul
tracciato di una via Napoleonica, la cui costruzione e' attribuita ai genieri dell'armata
francese nel periodo della battaglia di Loano (23-24 novembre 1795). Questa dopo aver percorso il versante est del monte Ravinet arriva al valico di Prato Peglia
dove si incontrano due "caselle" molto ben conservate tra prati di
lavanda selvatica. Deviando di circa duecento metri dal tracciato, sul crinale
in direzione del mare, si può raggiunge un punto panoramico che abbraccia
l'arco di costa tra Varigotti e l'isola Gallinara, le valli del Maremola, del
Nimbalto e del Varatella. Nelle giornate particolarmente limpide si vede
chiaramente la costa sino alle alpi Apuane, l'isola Capraia, la Gorgona e la
Corsica.
Si continua il cammino segnalato e
dopo poche decine di metri si raggiunge il punto piu' alto della tappa, m. 880,
per iniziare una lunga discesa su di una comoda mulattiera, in parte
lastricata, in dolce pendio tra boschi di faggio, poi di carpini e betulle per
arrivare al guado del rio Fissone. Da qui inizia una nuova ascesa sul versante
opposto della valle. Passata una casa in pietra, cascina Capurro, si arriva
alla zona della Rocca dell'Avio, possente torrione di roccia
compatta, utilizzato come palestra di arrampicata. Si arriva quindi al rio
Fundia, che anticipita l'ultimo strappo in salita, denominato "Scala
Santa", al termine della quale, con breve tratto a destra, si arriva
all’accogliente rifugio di Pian delle Bosse (841m).
2^ tappa: dal Rifugio Pian delle
Bosse al Colle del Melogno (1027m)
Tempo di percorrenza: 6h/7h
Dislivello: 850m
Lunghezza: 13,82km
Sul retro
del Rifugio si prende una stradina che attraversa un noccioleto e transita nei
pressi di un'antica "casella" in pietre. Quando la strada, presso una
curva inizia a scendere, occorre deviare sulla sinistra (segnavia TA),
superando una piccola rampa rocciosa iniziale. Successivamente, pressochè in
piano, si arriva ad una ulteriore "casella", con la zona antistante delimitata da lastre di pietra. Proseguendo ancora si trova
un bivio dove si va a destra in discesa, e dopo una serie di tornanti si arriva
a guadare il Rio di Giustenice.
Con
successiva salita si raggiunge la conca dove sorge la Cascina Porro-La Lucanda,
accogliente Rifugio e BeB.
Si prosegue seguendo una pista forestale che si inoltra sinuosa nel bosco, alla quale fa
seguito una ripida salita. Si incontra un'ulteriore "casella" in
pietra e successivamente si sbuca su di una mulattiera dal fondo selciato.
La si segue
a destra ed in breve si arriva sull'ampia sterrata che sale al Giogo di
Giustenice.
Si continua su quest'ultima in salita per circa 1 km, sino ad un bivio presso una sbarra ed
una costruzione diroccata, dove occorre deviare a destra.
Questo
tratto coincide con un percorso della Comunità Montana Pollupice, segnalato con
"quadrato rosso" e con la via alpinistica "cresta Mario" che porta alla vetta del Bric
Aguzzo, segnalata con bollino bianco.
Si raggiunge poi una radura, quindi si rientra nella faggeta e si effettua un lungo
percorso a saliscendi nella boscosità; successivamente il sentiero si restringe
affiancato da un tratto attrezzato con un corrimano, per arrivare al guado sul
Rio Slige, dove una bella cascatella forma un grazioso laghetto ovale.
Segue una
ripida e disagevole salita dopo la quale si prosegue in falsopiano, si supera
l'avallamento di un rio asciutto per confluire su strada forestale che procede
in lenta discesa, supera le deviazioni per la Ferrata degli Artisti (un
percorso alpinistico attrezzato sulla Costa dei Balzi Rossi), per arrivare
infine ad un bivio.
Si va a
sinistra, riprendendo a salire sino alle cascine di "Ca'
dell'Erscia". Oltrepassate queste, presso un tornante, si taglia verso
oriente attraversando la zona dei Prati del Pizzo per arrivare successivamente
ad una radura. Ci si dirige a nord, lungo un sentiero che coincide con
"l'itinerario dei Forti" tracciato dal Comune di Magliolo (doppia
linea orizzontale gialla) e con questo si raggiunge il Valico del Colle del
Melogno
3^ tappa: Dal Colle del Melogno a Pian
dei Corsi
Tempo di percorrenza: 2h,30/3h
Dislivello: 200m
Lunghezza: 8km
Lungo questo
tratto il percorso delle Terre Alte ricalca l’itinerario
dell’AVML (segnavia bianco rossi).
Dall’ampio slargo del Colle del Melogno (1028 m), si attraversa la fortificazione di sbarramento e si scende sulla strada asfaltata per circa 1,5 Km sino ad un importante bivio. Si prende la ramificazione di sinistra e dopo un breve tratto dopo il Bar Trattoria “Din”, si svolta a destra su stradina che si inoltra tra noccioleti e faggi e che segue in parallelo la soprastante strada provinciale, attraversando le regioni Fontane e Strinà, tra resti di vecchi ricoveri dei carbonai.
Dall’ampio slargo del Colle del Melogno (1028 m), si attraversa la fortificazione di sbarramento e si scende sulla strada asfaltata per circa 1,5 Km sino ad un importante bivio. Si prende la ramificazione di sinistra e dopo un breve tratto dopo il Bar Trattoria “Din”, si svolta a destra su stradina che si inoltra tra noccioleti e faggi e che segue in parallelo la soprastante strada provinciale, attraversando le regioni Fontane e Strinà, tra resti di vecchi ricoveri dei carbonai.
Superato il Rio Bonora si risale fino ad incontrare l'area di
sosta sottostante la cappella della Madonna della Neve (937 m).
Per il
valico della Madonna della Neve passava la “Strada Beretta” o “Strada della
Regina” costruita nel 1666 per rendere agevole il viaggio dell’infanta di
Spagna Margherita che, passando per Finale, Alessandria e Milano, doveva
recarsi a Vienna a sposare l’imperatore d’Austria. Anche la Cappella della
Madonna della Neve fu costruita in occasione del viaggio di Margherita di
Spagna.
Distrutta nel corso della II Guerra Mondiale, la cappella è stata ricostruita nel 1954. Nei pressi dell'edificio si trova anche una fontana.
Distrutta nel corso della II Guerra Mondiale, la cappella è stata ricostruita nel 1954. Nei pressi dell'edificio si trova anche una fontana.
Il percorso
prosegue in discesa all'ombra di faggi dai fusti di dimensioni notevoli.
Dopo un
quarto d'ora di cammino, si supera un primo bivio con una strada che scende
sulla destra e a poche centinaia di metri un altro bivio con la strada proveniente
da Casa dell'Alpe. Si prosegue nuovamente a sinistra iniziando a salire.
Seguendo il segnavia delle Terre Alte e quello dell'Alta Via si arriva sulla
strada provinciale per Carbuta, in corrispondenza dell'ingresso superiore del
Vivaio Forestale Pian dei Corsi (875 m) e l’annesso Rifugio.
Per accedere
alla struttura, dotata di 30 posti letto, occorre proseguire per alcuni metri lungo la
strada asfaltata.
4^ tappa: da Pian dei Corsi alla
Colla di San Giacomo
Tempo di percorrenza: 2h,30/3h
Dislivello: 240m
Lunghezza: 7km
Dall'ingresso
superiore del vivaio, il percorso prosegue in salita su una strada
forestale a monte della strada provinciale. Con percorso in faggeta si
raggiunge Pian dei Corsi (1029 m) in corrispondenza della piazzola per gli
elicotteri dell’ex base militare NATO (era una stazione di radiocomunicazioni
militari). La zona è interessata ora dall’installazione di varie pale eoliche.
Il TA (e l’AVML) prosegue costeggiando per un tratto il perimetro sud-est della base, per raggiunge il punto più elevato della zona che regala un bel panorama sulle Valli delle Bormide e, nelle giornate terse sulla catena alpina.
Da qui il tracciato prende a scendere dolcemente tra faggi a noccioleti. Un sentiero sulla destra porta al piccolo Rifugio Siri.
Il TA (e l’AVML) prosegue costeggiando per un tratto il perimetro sud-est della base, per raggiunge il punto più elevato della zona che regala un bel panorama sulle Valli delle Bormide e, nelle giornate terse sulla catena alpina.
Da qui il tracciato prende a scendere dolcemente tra faggi a noccioleti. Un sentiero sulla destra porta al piccolo Rifugio Siri.
Si arriva così al
Giogo di Cravarezza (961 m) dove convergono diversi percorsi. Si seguita per
un breve tratto sulla strada forestale che si collega a sud alla sottostante
strada per la Colla San Gacomo, per poi riprendere il sentiero sempre in
faggeta orientato verso nord (prestare attenzione ai segnavia). Superata la
sommità del Bric Praboè (891 m) dove si trova anche l'ingresso della "Grotta
di San Giacomo” (attenzione! pericoloso avvicinarsi) il sentiero scende sino a raggiungere
la Colla di San Giacomo (799m), importante e storico valico, crocevia di vari
itinerari. Sulla Colla si trova la cappelletta rifugio di San Giacomo, con
tavoli e panche ed accanto una sorgente.
5^ tappa: da Colla di San Giacomo a Spotorno
Tempo di Percorrenza: 5h,30
Dislivello: 280m
Lunghezza: 13,5km
Dalla chiesetta-rifugio si ignorano i
segnavia “giallo-rossi” di riferimento che scendono in un noccioleto (tratto impervio e disastrato), per seguire la
più comoda sterrata soprastante. Dopo breve tratto su questa si lascia l’AVML
che devia a sinistra, per continuare lungamente sulla stradella che scende con
continuità, supera il raccordo con il tratto delle TA precedentemente ignorato,
per arrivare ad una deviazione, da individuare sulla destra, utilizzata anche
dalle MTB, che in breve porta ad una cascina isolata e successivamente sulla
sterrata che dalle Rocche Bianche va al Colle del Termine. Si devia su di un
sentiero che sale sulla destra e porta ad una zona erbosa alla base del Bric
Frabosa. Si consiglia una
deviazione sulla destra per raggiungere la sommità di detta altura (673m) dove si gode di una vista a 360 gradi.
Ritornati alla zona erbosa si effettua
la discesa dalla parte opposta, su sentiero altamente eroso che si collega ad una stradella. Si segue quest’ultima a sinistra ed in breve si arriva ad una
vecchia cava dismessa e, successivamente alla zona delle Rocche Bianche.
La Battaglia delle Rocche Bianche
Le Rocche Bianche furono teatro di uno
degli episodi più gravi della Lotta Partigiana nella zona Vado-Quiliano.
La notte del 27 novembre 1944 a seguito
di un grande rastrellamento da parte delle truppe tedesche, un gruppo di
Partigiani del distaccamento "Calcagno", per consentire alle altre
formazioni della zona di ritirarsi e mettersi in salvo, si attestò alle Rocche
Bianche e resistette sino al giorno 28 novembre.
I tedeschi provati da molte perdite e da
una resistenza inaspettata, si ritirano battuti.
Dalle Rocche Bianche si continua a
sinistra lungo la strada asfaltata che passa davanti all’ex Trattoria “Ca’ di
Gatti”, e prosegue lungamente (circa 1,7 km) sino all' importante bivio per
Vezzi Portio, che si supera per arrivare ad un successivo slargo sulla destra.
Si devia su questo per prendere poi un
sentierino che dirige verso il Bric del Forno e dopo un primo tratto in piano inizia a scendere tra alberi ed arbusti e roccette sino a sbucare sulla strada per
Vezzi Portio.
Si ignora l’ampia sterrata per prendere
una deviazione sulla sinistra che scende in zona boschiva, passa alle pendici
del Bric della Berba, supera un bivio ed arriva al Colle della Berba dove
inizia la dorsale che con lungo percorso a saliscendi sul crinale porta al Bric
Colombino (433m), riconoscibile da lontano per le varie antenne che lo
sormontano.
Da questo si scende alla sottostante
strada sterrata Tosse-Vado Ligure, che seguita a sinistra porta al Colle del
Trevo e successivamente ad una salitella dal fondo in cemento che sale al Passo Stretto,. Qui si svolta a destra su di una "rampetta" che
conduce ad un ripiano ed infine ad una breve salitella che termina sulla vetta del
Monte Mao (440m).
Vastissimo il panorama su gran parte
della costa ligure.
Da qui, seguendo sempre i segnavia
inizia la discesa verso Spotorno, percorrendo una dorsale, poi un lungo e ripido tratto, utilizzato anche dalle MTB, che termina sulla via Antica Romana. Si prosegue a destra di questa che
diventa asfaltata, in breve raggiunge le prime abitazioni e successivamente
il centro di Spotorno.